AMERIKKKA
Ferguson, St Luis, Missouri. Uccidere un ragazzo di colore non è reato.
Michael Brown, diciottenne di colore muore ucciso da un poliziotto, disarmato.
"Hands up, don't shoot", ha gridato il ragazzo prima di essere raggiunto da uno stuolo di proiettili.
E' tutto chiarissimo. Se sei nero diventi immediatamente un sospettato, un delinquente passabile alla pena di morte in strada, a colpi di pistola. Non valgono i tuoi diritti, non vale la tua innocenza, non vale essere disarmato e con le mani alzate.
Ci chiediamo come sia possibile questo. E la risposta sta lì, sta nel comprendere la profonda ambiguità di una società cresciuta sullo sfruttamento razziale.
La profonda crisi che scuote gli USA sta accrescendo la disparità di classe, sta delineando sempre più la distanza tra chi vive "garantito" dal sistema e chi ne vive ai margini. Disparità di classe che riporta allo scoperto la profonda disparità razziale che permea profondamente la società americana, per nulla scomparsa a seguito dell'elezione di un presidente nero come molti ingenuamente speravano.
Ferguson è la prova di questo. Il 67% della popolazione è nera, il 94% delle forze di polizia è formata da bianchi. Quasi il 100% dei fermi in strada riguarda la popolazione nera...
La rivolta è giusta, la rivolta è necessaria. Ribellarsi a questo atto è una prova evidente di ribellione verso qualcosa di più grande. Ribellarsi al razzismo è ribellarsi al capitalismo.
Il razzismo non è un'invenzione, non è ignoranza. Il razzismo è funzionale al capitalismo, è parte dello sfruttamento, è necessario a tenere a bada le aspirazioni delle masse nere americane. E' un prodotto del capitale, come la Colt o il Chewin gum...
Il razzismo sparirà insieme al sistema che l'ha generato : il capitalismo.
La nostra piena solidarietà va alla famiglia di Michael, alla comunità nera in lotta nelle strade, a tutti gli anticapitalisti d'America.
PCL Frosinone
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