lunedì 17 febbraio 2014

Un piccolo contributo alla questione studentesca e alla formazione dei Collettivi Studenteschi Rivoluzionari nelle scuole.

LOTTA DI CLASSE E QUESTIONE STUDENTESCA.

Natura della scuola nella società borghese.                          

L’impegno teorico nei confronti della questione studentesca non è sottovalutabile e per noi marxisti-rivoluzionari si tratta di inserire le lotte studentesche all’interno della  più ampia lotta anticapitalista. Naturalmente prima di avanzare proposte è necessario capire che cos’è la scuola all’interno della società in cui viviamo e analizzare il processo materialistico che ha dato vita alla scuola moderna. Prima della nascita del capitalismo la comunità oltre ad essere comunità di allevamento dei figli e di sostentamento,era anche comunità di produzione, e perciò la partecipazione dei produttori al lavoro avveniva completamente nel proprio ambito. I processi produttivi erano relativamente semplici e i giovani impegnavano poco tempo per acquisire la preparazione necessaria per partecipare all’azione produttiva. I membri dell’aristocrazia feudale invece,che non prendevano parte alla produzione, si dedicavano alle dottrine di carattere militare e politico al fine di acquisire capacità dialettiche per governare. La cultura dominante era quella del clero, che legittimava il potere delle classi dominanti e inculcava nelle classi subalterne la rassegnazione nei confronti della loro situazione sociale promettendo  una vita migliore nell’aldilà. La linea di demarcazione tra chi usufruiva dell’istruzione e chi no era la stessa che delineava chi governava e chi produceva per i dominanti.     Con l’affermarsi della borghesia, viene meno la caratterizzazione feudale della società e nasce un tipo di istruzione “generalizzato” conseguenza diretta della generalizzazione dei rapporti di produzione borghesi. Tuttavia la tendenza alla generalizzazione dei rapporti di produzione capitalistici non vuol dire livellamento sociale del sistema d’istruzione, bensì nuove discriminazione dovute essenzialmente alla detenzione dei mezzi di produzione. Verso la fine dell’ottocento nascono le industrie scientifiche: chimiche ed elettriche.  La conoscenza tecnica è diventata sempre più fondamentale per la borghesia, infatti sviluppando la tecnica nella produzione, la stessa necessita di una classe operaia preparata in maniera sufficiente per prender parte alla produzione. Questo non significa elevare l’intero proletariato riguardo la conoscenza della tecnica bensì una parte di esso(una minoranza), che all’interno della produzione assume un ruolo intermedio tra la forza-lavoro e la dirigenza borghese sempre più distaccata dalla produzione diretta. Col rendersi più complessa la divisione tecnica e sociale del lavoro,il capitalismo moderno a partire dagli anni 60 articola in maniera corrispondente anche il luogo di preparazione dei lavoratori, così accanto ai licei nascono le scuole professionali, per la formazione di lavoratori intermedi. La cultura che passa attraverso le aule scolastiche naturalmente è quella della classe dominante, che persegue il suo indottrinamento a livello ideologico e comportamentale, anche se con metodi meno duri che in passato. Quindi alla luce dello sviluppo del sistema scolastico che si è avuto con le varie evoluzioni del sistema capitalistico, possiamo definire la scuola come uno strumento proprio della borghesia, il cui compito è essenzialmente formare la classe operaia al fine di adoperarla nella produzione, e allo stesso tempo istruire la stessa borghesia al fine di preservare al meglio le sue capacità dirigenziali e di comando sulla produzione.

Rapporti tra scuola e capitalismo.        

Abbiamo visto come la scuola sia nata con l’affermarsi del sitema capitalistico,ora vedremo quali sono i suoi rapporti con la sua struttura economica.La riproduzione del modo di produzione capitalistico si basa sulla riproduzione del prodotto materiale, il quale combina tra loro vari agenti e mezzi di produzione. Gli agenti di produzione (il capitalista stesso e il lavoratore salariato) una volta entrati nel processo produttivo, partecipano ad essa e alla ripartizione del prodotto, che si da in forma di salario e in plusvalore,ottenendo così gli strumenti per ricostituire la loro capacità lavorativa e rinnovare i loro rapporti reciproci con i mezzi di produzione. La riproduzione delle categorie di agenti è parte della riproduzione delle condizioni sociali della riproduzione di tipo materiale, condizioni economiche, ideologiche e politiche. Il processo combinato della riproduzione materiale e della riproduzione delle condizioni sociali danno vita alla riproduzione in toto della struttura capitalistica. Le condizioni sociali della riproduzione del prodotto materiale, si presentano con una certa autonomia nelle forme istituzionali. La scuola è una di queste in quanto strumento di trasmissione dell’ideologia dominante, ma altri esempi possono essere la magistratura, la polizia, la burocrazia statale in quanto strumenti di coercizione e repressione in mano alla borghesia. Naturalmente in questi luoghi, non abbiamo una produzione di tipo materiale, di plusprodotto, quindi non possiamo definire lavoro produttivo la molteplicità di compiti che si svolgono in questa particolare sfera, in quanto scientificamente è lavoro produttivo cio che produce plusprodotto, plusvalore nell’ambito produttivo capitalistico. Parliamo quindi di lavoro improduttivo. Questa categoria di lavoro serve a evidenziare la differenza tra sfruttamento (sfera del lavoro produttivo) e oppressione economica (sfera del lavoro improduttivo), in quanto i lavoratori improduttivi svolgono un lavoro necessario nella società borghese. Questa oppressione è conseguenza diretta del dominio capitalistico sulla società, quindi il capitale sociale per massimizzare le quote di plusvalore va a colpire il lavoro improduttivo; ciò significa che spreme il massimo pluslavoro da codesti lavoratori. Ecco spiegato il guadagno di un capitalista proprietario di una scuola: il suo plusvalore è parte del capitale sociale impiegato, socialmente necessario. Se poi è lo Stato a gestire le varie istituzioni, il pluslavoro va a vantaggio dell’intera classe capitalistica. Concludendo, anche se nella scuola non si produce materialmente, si prende comunque parte alla spartizione del plusvalore, in quanto attività necessaria all’interno della società , creando  pluslavoro al di fuori della produzione di merce, ma producendolo a scopo sociale.

Natura sociale dello studente.                                                        

La figura sociale dello studente è al giorno d’oggi un qualcosa di inesplorato in termini marxisti e di classe, in quanto si tendono a rappresentare gli studenti in termini essenzialmente borghesi, anche per quanto riguarda le formazioni sedicenti comuniste che operano in ambito scolastico. Quando parliamo di studenti, è opportuno respingere ogni insinuazione riguardo la loro natura di classe, e in special modo respingere le vulgate dello “studentismo” che addirittura ne fanno una classe rivoluzionaria, in barba all’analisi marxista della società. A questo punto è opportuno analizzare la figura sociale dello studente. Come ampiamente dimostrato dai classici del marxismo, le classi sociali sono gli effetti della sfera economica, politica e ideologica sugli agenti della riproduzione sociale. La borghesia, il proletariato e la piccola borghesia nascono da questo mix di economia, politica e ideologia che entrano in contatto diretto con chi partecipa alla produzione, sia in modo diretto che indiretto. Affermare che le classi sociali si siano costituite solo a livello economico, riconoscendo  soltanto la struttura e non le sovrastrutture ad essa collegate, significa appiattirsi sulle posizioni economiciste che Lenin combattè teoricamente lungo il suo percorso di rivoluzionario e teoreta. Fatta questa precisazione, possiamo affermare con certezza che gli studenti NON SONO una classe sociale, in quanto non prendono parte alla produzione, stanno al di fuori dei rapporti economici e la loro natura è soltanto di tipo ideologico, in quanto futuri lavoratori o borghesi nei posti di comando. La loro natura non identificabile in termini di classe non significa per lo studente una rinuncia all’attività di rivoluzionamento della società, su questo punto torneremo in seguito analizzando le modalità delle lotte studentesche.

Il sistema scolastico ai tempi del capitalismo in crisi.                                                                                                            
La riforma del sistema scolastico italiano ha origine nel 1996 con la riforma Berlinguer, tuttavia la vera riforma scolastica è stata quella del ministro Gelmini, che ha adeguato tale riforma alle necessità sempre più pressanti del capitalismo in crisi. Tale riforma prevedeva essenzialmente dei tagli ai fondi scolastici per dirottarli verso le aziende in crisi, essenzialmente dal pubblico verso il privato ovvero la classe dei capitalisti. Continuava abbassando il costo della formazione della forza-lavoro e di conseguenza svalutandone il proprio valore, e cercando nuovi mercati entro i quali far sollazzare la classe dei capitalisti. Siamo qui davanti ad una delle classiche manovre che il capitalismo opera durante le sue crisi : la riduzione del costo del lavoro, in questo caso sacrificando il funzionamento del sistema scolastico. Crisi del capitalismo equivale anche a crisi del sistema scolastico. Ma quali gli effetti di queste manovre sul mondo dell’istruzione? Tutto questo porta ad una caratterizzazione di classe della scuola, in quanto la maggior parte dei capitali vengono impiegati in poli ben definiti, ovvero quelli che servono alla borghesia per sfornare manager e persone altamente competenti per prendere in mano le redini del sistema, mentre il resto dell’istruzione si lascia abbandonato a se stesso, in quanto sfornerà forza lavoro a bassissimo prezzo e disoccupati in abbondanza. Chiunque abbia studiato in quelle specie di ghetto che sono gli istituti tecnici sa bene di cosa stiamo parlando. Inoltre l’investimento privato nelle scuole sta portando ad privatizzazione del sistema scolastico. I tagli al sistema che sono stati fatti negli ultimi anni hanno portato conseguenze drammatiche anche per chi lavorava nel mondo della scuola: soppressione di 150.000 posti di lavoro, accorpamento di molti istituti, innalzamento dell’ età pensionabile, dimezzamento dei fondi per la pulizia con conseguenze drammatiche per i lavoratori impiegate in queste attività. Morale della favola? Il capitalismo in crisi quando colpisce la scuola non colpisce solo gli studenti, ma anche gli addetti ai lavori. Per gli studenti significa studiare in posti fatiscenti, spesso non adeguati e quasi sicuramente non troveranno un lavoro; per i lavoratori significa paghe da fame o perdita del posto di lavoro. Partire direttamente dalla situazione scolastica per poi passare a quella della produzioni delle merci è l’unico modo per far acquisire allo studente gli elementi fondamentali per la critica del capitalismo. Quando si parla della crisi scolastica non è solo crisi della situazione studentesca, ma anche per gli addetti ai lavori: professori, segretari, bidelli, donne delle pulizie. Sicuramente questa osservazione è il primo passo per l’alleanza studenti-operai.

La costruzione Leninista: organizzazione e avanguardia.                                                                      

I Collettivi Studenteschi Rivoluzionari vanno a rappresentare all’interno del mondo studentesco la sua tendenza rivoluzionaria. Ora per fa sì che la sua azione abbia un significato di non poco conto, necessita di un’organizzazione all’altezza del compito. Organizzazione e centralizzazione, questi sono i binari su cui camminerà lo sviluppo dei C.S.R. , cadere nel movimentismo è molto facile senza delle giuste linee guida. Per definire meglio la natura deI C.S.R. diremo che sono la tendenza rivoluzionaria organizzata all’interno del movimento studentesco. Più si svilupperanno, più crescerà la necessità di organizzazione e di centralizzazione. La vita interna dei C.S.R. è gestita attraverso il centralismo democratico: massima libertà di discussione interna e massima compatezza e disciplina esterna. Il discorso organizzativo di Lenin non solo ci offre la possibilità di creare una organizzazione efficiente, ma offre degli spunti teorici preziosissimi riguardo la situazione studentesca entro la quale attivarsi. Spontaneismo e opportunismo, tali atteggiamenti primitivi sono ben lungi dall’essere scomparsi, anzi si ripresentano in tutta la loro inconcludenza. Lenin ai tempi della lotta allo spontaneismo mise in chiaro perfettamente la natura di tale concezione, in quanto lo spontaneismo oltre ad essere inconcludente politicamente, è anche un elemento di falsificazione della realtà. Affermare che le masse in lotta arriveranno da sole alla reale conquista di un potere politico equivale a dire una falsità che la stessa storia ha giudicato come tale. Per Lenin potere del proletariato voleva dire direzione politica del partito. Per i C.S.R. raggiungimento degli obiettivi di lotta vuol dire direzione degli studenti da parte di un organizzazione studentesca costruita secondo quel modello. Avanguardia studentesca per i C.S.R. ha lo stesso valore che per Lenin, ovvero organizzare politicamente la parte più avanzata degli studenti in lotta, conquistare la maggioranza del movimento e dirigere le lotte. Il gioco vale la candela. Sarà un percorso duro, non rettilineo. Niente è facile e il bolscevismo ci insegna proprio questo. Naturalmente senza la classe operaia, senza il collegamento costante con essa l’inconcludenza colpirà le masse studentesche. Le vuote declamazione del vecchio Movimento Studentesco della Statale ci hanno insegnato proprio questo: non c’è potere studentesco senza potere operaio. Per i C.S.R. il fine è quello dei Marxisti-rivoluzionari : il governo dei lavoratori.

Il metodo dei Rivoluzionari e il fronte unico.            

Le questioni di metodo quando si fa intervento politico sono molto essenziali, al fine di non perdersi in un bicchier d’acqua o rimanere isolati politicamente nel variegato mondo delle organizzazioni studentesche. Necessario è non perdere mai di vista la propria natura rivoluzionaria. La maggior parte delle organizzazioni studentesche esistenti, spesso si accodano a strutture politiche riformiste, sabotando la lotta che si sta intraprendendo. Il motivo di questo accodarsi è la vecchia, ma sempreverde pratica dell’opportunismo: per tali organizzazioni non è importante sviluppare le lotte, bensì rinnovare la propria sopravvivenza all’interno del movimento. Priorità di ognuno è salvaguardare il proprio orticello. Questo non deve accadere per i rivoluzionari, in quanto l’obbiettivo finale non è la propria sopravvivenza, ma la conquista della maggioranza degli studenti al fine di estendere le lotte e indirizzarle in maniera rivoluzionaria. L’intervento, la propaganda e l’agitazione sono elementi molto validi. I C.S.R. interverranno ovunque è possibile al fine di fare propaganda e convincere gli studenti delle corrette posizioni rivoluzionarie. La tattica del fronte unico riguardante l’azione, ha una valenza centrale per quanto riguarda i momenti di lotta. L’unità d’azione(con la maggior parte delle componenti studentesche) e la capacità di attirare a sé gli elementi più validi in lotta, unita allo smascheramento delle organizzazioni che si tirano indietro, una volta costituito il fronte sarà centrale nell’operato dei C.S.R. Le proposte transitorie saranno altresì centrali, in quanto partire dalla reale coscienza dei soggetti in lotta è elementare per un rivoluzionario, la lezioni di Trotsky su questo tema è ineccepibile. Ovviamente queste sono indicazioni generali, le quali verranno sviluppate correttamente nel corso della lotta.

Operai-Studenti: uniti si vince!

Abbiamo chiaramente spiegato che la natura dello studente non ha niente a che fare con i rapporti economici, quindi è esclusa la sua appartenenza ad una determinata classe sociale. Tuttavia le lotte studentesche potrebbero avere grande importanza se collegate con quelle operaie. L’alleanza operai-studenti è necessaria al fine di strappare risultati consistenti ed aprire un processo rivoluzionario. Già in passato si è avuta questa alleanza, bensi fu costruita su pressupposti sbagliati. C’è chi la fece in nome del rifiuto del lavoro, specie l’Autonomia Negriana, chi per affermare senza alcun significato il “Potere Studentesco”( M-L Statale) e chi come i moderni disobbedienti per vocazione opportunista. L’alleanza tra operai e studenti va fatta per arrivare alla dittatura del proletariato in maniera rivoluzionaria. Va fatta sull’anticapitalismo marxista, su un progetto di sollevazione di massa e non per opportunismo o vaneggiamenti teorici idealistici. Per gli studenti marciare a fianco degli operai è l’unico modo per realizzare le loro proposte. Intervento politico davanti le fabbriche, costruzioni di incontri comuni, dibattiti, manifestazioni comuni. Queste sono le azioni di cui si sente la necessità. L’unico modo per aprire una stagione di lotta come quelle passate sta in questa alleanza. La Pantera fallì miseramente perché non cercò un interlocutore nella classe operaia, cosi come le ultime mobilitazioni contro la Gelmini. L’ ora è giunta per tornare a gridare nelle piazze Operai-Studenti uniti si vince!
                                                                                            L.T. PCL Frosinone
                                                                                                       

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