Sotto indagine il blog dei Compagni del Collettivo Militant.
http://www.militant-blog.org/
Esprimiamo solidarietà ai compagni del collettivo Militant, vessati dalla repressione che sta attraversando il movimento antagonista.
Quando la borghesia si sente minacciata usa qualsiasi metodo per intimorire e fermare l'insorgenza sociale.
E' questo il caso dei compagni di Militant, a cui riconosciamo, al di la delle differenze, grandi capacità di lotta e di analisi.
Proponiamo qui l'articolo di Militant riguardante il gesto repressivo.
Qualche giorno fa il titolare del nostro sito è stato convocato in questura per indagini riguardanti questo blog e l’attività politica del collettivo. Non è certo un’indagine in più o in meno sul nostro conto il problema: da anni siamo destinatari di valanghe di denunce, abbiamo diversi processi aperti e decine di indagini in corso per la nostra attività politica quotidiana, sia come collettivo che come militanti all’interno delle altre organizzazioni di movimento (ad esempio, come militanti dei movimenti di lotta per la casa). Oltretutto, le ultime iniziative politiche, e soprattutto l’individuazione del PD come principale responsabile della costruzione dell’Unione Europea neoliberista, hanno acceso un faro sull’attività del nostro collettivo. Faro fatto di indagini, perquisizioni, intimidazioni sui nostri compagni, che non possono che confermarci che quando si toccano i gangli vitali del potere questo smette di muoversi nella formalità giuridica e passa alla diretta repressione della politicità.
E’ la prima volta però che viene chiamato in causa questo sito, quale organo di controinformazione “problematico” e oggetto di indagine da parte della Polizia. La questione diventa dunque più delicata, perché preannuncia un giro di vite repressivo su un piano diverso e più alto. Ad essere messo in causa non è più questo o quel reato particolare, ma il ruolo pubblico di un sito espressione di un collettivo politico. Insomma, stiamo scivolando verso quel reato d’opinione che da più parti vorrebbe essere codificato legalmente. L’indagine peraltro non potrebbe poggiarsi su alcunchè, visto che tutto ciò che facciamo è pubblico e viene rivendicato apertamente proprio sul sito. Non possiamo non pensare allora che tutto questo attenzionamento sia dovuto non tanto a questo o a quel reato specifico, ma al clima politico generale che si sta abbattendo su una parte dei movimenti, quella parte che più coscientemente sta individuando i responsabili della crisi economica e politica attuale, e nel farlo riesce ad uscire dalla solita dinamica minoritaria interagendo con importanti settori sociali.
Sembrerebbe dunque trattarsi più di una intimidazione, che come tale rigettiamo al mittente. Un goffo tentativo di porre un freno alla dinamica di rivendicazione pubblica delle varie azioni ed iniziative che però, proprio in quanto politiche, necessitano di una cornice politica entro cui riportarle. E in ogni caso, se il livello è quello di reprimere l’opinione espressa nel “contenitore” piuttosto che il contenuto delle varie iniziative, ci sembra necessario evidenziare il salto repressivo non da poco messo in campo. Della serie, non sanno più a cosa attaccarsi.
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