domenica 27 aprile 2014

1° Manifesto degli Arditi del Popolo (30 giugno 1921)



Arditi!
Getto il petardo dell'adunata.
In quest'ora livida di raffiche e torbida di avvenimenti, lancio il nostro grido "all'erta". L'ardito che ha l'iniziativa radicata nell'animo, ha atteso pazientemente appartato e adesso vede il suo momento propizio.
Eccoci qua al fine in piedi: restammo nell'ombra pensatori di un sogno sconfinato, ma ora sorgiamo tremendi e ammonitori verso chi ci insidiò lungamente.
Eravamo alle nostre case, ai nostri lavori, alla santità della vita, sentimmo sulla piazza rumor di conflitti, udimmo individui immeritevoli fare un monopolio del nostro nome luminoso. Come fummo arditi in battaglia, arditi nei compiti civili, con l'istinto insofferente radicato nell'animo, noi siamo sempre i ribelli. Il sovversivismo con la sua amara ebbrezza ci istiga ad assumerci il grave compito di una morale di resurrezione e di emancipazione.
Possiamo serrare adesso le nostre file, forti del nostro pensiero e sicuri del nostro braccio di lavoratori.
Bisogna abbattere le vecchie cariatidi e i nuovissimi puntelli, i villosi ruderi e i nuovi architravi.
Il vecchio palazzo non regge, è necessario raderlo al suolo. Servitevi pure, o nucleo visibile di avversari, del vostro oro accattato o trafugato, a noi basteranno i modesti tributi di tutta la massa popolare.
Alle forze insediatrici dei soldati di ventura opponiamo al fine le nostre salde difese.
Agli arieti si oppongono forti mura guarnite.
Il campo è ormai ben delineato e diviso: lavoratori da un lato, parassiti, energumeni ed aggressori dall'altro. Ebbene: i lavoratori sono fortemente decisi a non lasciarsi più oltre sopraffare; essi hanno reclamato noi che siamo i loro esponenti, forze vive ed agili; e noi abbiamo risposto entusiasticamente all'appello.
E come nei reparti d'assalto, noi figli del popolo fummo animati dal nostro pensiero autonomo, così ora rivendicando la nostra povera onestà siamo la scorta incitatrice all'azione nobile di giustiziere rivendicazioni.
Noi arditi, che non ci vendemmo o prostituimmo, noi che restammo incontaminati dalle morbose imperialistiche passioni, reparto anarchico per eccellenza, rappresentiamo oggi sparpagliati nella vita civile, la pattuglia di punta e di avanguardia di tutte le idee progressiste e ardimentose, consapevoli che ineluttabilmente si dovrà passare per un lavacro sociale rigeneratore.
La vita è per noi una parentesi dentro la morte: siamo tuttora le tempre dei prodigiosi temerari, ed anche avendo le membra stroncate non rifuggiamo dalla lotta in campo aperto e gridiamo il nostro "urrà" di vittoria. Abbattuti i millenari mostruosi idoli, proseguiremo a passo rapido sulla via della civiltà.
Questo è il solo nostro compito, o arditi che lavorate, non altri! Agli incerti diciamo: badate a non lasciare indirizzare il vostro carattere impetuoso verso ideali che a prima vista vi sembrano belli, ma che nascondono sempre l'interesse degli impresari egoisti affondanti nelle loro poltrone.
Noi sovversivi nel senso più vasto della parola, non daremo mai il nostro braccio per le tirannie, non ci lasceremo illudere da scopi che non sono i nostri: e saremo intransigenti selezionatori di chi vorrà essere tra noi.
Rigetto il patriottismo ingordo e speculatore, fieri solo nel nostro orgoglio di razza, rifuggiamo da tutte le beghe nazionalistiche.
Ancora una volta abbiamo avuto, in questi giorni, un esempio ammonitore e struttivo: popolazioni di confine sono barattate; tale fatto ci conferma sempre più come sia dato a pochi uomini di giocarsi i popoli e ci fa conventi che il nostro compito non è chiuso e delimitato: esso è invece ben vasto.
Se il vostro spirito di conquista vi rugge sul cuore, o arditi, meditate profondamente, pensate alla missione di redenzione, missione che non ha per idolo una regione o una espressione geografica, ma ha per campo la patria dell'umanità dolorante.
Ricordate, compagni, se, nuova milizia, volete accettare fieri questo apostolato.
Arditi, lavoratori e proletari oppressi! A noi!

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