domenica 13 aprile 2014

12 APRILE... PARTITO RIVOLUZIONARIO E MOVIMENTO.

Alcune lezioni tratte dal corteo.


12 Aprile, no Troika, no al Jobs Act, no al governo Renzi ecc ecc. parole d'ordine che chi si preparava alla manifestazione avrà ripetuto nella testa centinaia di volte. 
Premettiamo che il corteo è stato molto meno partecipato di quello del 19 ottobre, tuttavia con tutte le contraddizioni che si sono riscontrate è stato abbastanza unitario, se non nella tattica di piazza almeno nella rabbia e nella voglia di resistere.
Ovviamente è stato egemonizzato da quell'area che possiamo definire autonoma, e conflittuale "dal basso".
Come compagni del Partito Comunista dei Lavoratori abbiamo partecipato in maniera attiva alla manifestazione, vivendo la piazza da cima a fondo riscontrando una determinazione non sottovalutabile.
Cariche, fermi ed arresti la risposta della borghesia. Nessuno è rimasto sorpreso di questo.
Quali lezioni si traggono dalla giornata del 12?

Potenza e limite della moderna Autonomia.

Come è ben noto le maggiori lotte sociali in Europa vengono portate avanti, a fatica, da reti di militanti autonomi. L'Italia non fa eccezione.
Dall'Autonomia degli anni '70, ai centri sociali degli anni '90 fino alle più moderne forme di autonomia si riscontra una tendenza allo scontro con i rappresentanti della borghesia sul campo. Dalla iniziale violenza dura e cruda delle molotov e del piombo alla violenza con toccata e fuga odierna.
Tuttavia il movimento riesce ancora ad attrarre, a creare conflitto e ad esprimersi con la forza.
Soprattutto creando un'immaginario della protesta radicale che attira i più giovani e volenterosi compagni.
Il grande pregio dell'autonomia consiste nel superare il disfattismo pratico dei riformisti con la cravatta, tuttavia non bastano una manciata di bombe carta ad inceppare la macchina capitalistica.
Non basta la volontà di creare conflitto, in pochi oltretutto, per avanzare concretamente.
Non basta la propria autorappresentanza, sia pure dura e antagonista elevata alla massima potenza.
Concretamente l'elemento che più ostacola l'autonomia nel raggiungere importanti obiettivi è la sua concezione della lotta. Ridotta dalla repressione a conservare i propri spazi, staccandosi da alcune tematiche di classe originarie, in un sistema che sta mettendo al centro della proprio riassetto organizzativo il lavoro salariato molti capisaldi autonomi vengono giù come castelli di sabbia.
Il rifiuto di una strategia a lungo termine, la mancanza persino di un programma minimo, il vivere il comunismo, l'illusione di poter soddisfare dei bisogni in un sistema capitalistico trascina l'area autonoma in una fase di stallo permanente. La massima aspirazione è lo scontro. Oggi portato avanti a fatica.
La nascita del socialismo scientifico è l'inizio del processo organizzativo.
Mai Marx e Lenin si sognarono di lasciare il movimento operaio abbandonato a se stesso, anzi fecero di tutto per saldarlo in una organizzazione capace di elaborare tattica e strategia.
E' riscontrabile soprattutto in Lenin la volontà, messa in pratica vittoriosamente, di unire il proletariato russo in una salda organizzazione, organizzata in maniera molto complessa e capace di costruirsi nella legalità e nell'illegalità.
La vittoria del socialismo in Russia, fu possibile soltanto grazie al partito. Lenin fece degli operai, o meglio dell'avanguardia proletaria dei soldati, dei combattenti, dei professionisti.
Distruggendo teoricamente prima, e praticamente poi lo spontaneismo, il feticismo delle masse e del movimento.
Non è lo spontaneismo la suprema forma della lotta, ma l'organizzazione.
Con buona pace dei volenterosi compagni dell'Autonomia, il loro metodo li porta ad un revisionismo alla Bernstein (il movimento è tutto, il fine è niente) reso meno deprimente da qualche "tarantella" con le guardie.

La necessità del  Fronte Unico e del Partito Rivoluzionario.

La giornata di lotta ci ha riconfermato la correttezza della nostra analisi riguardante l'organizzazione rivoluzionaria. Ovviamente per un fattore indispensabile della lotta al capitalismo : la presenza del movimento operaio organizzato.
Nella società in cui la lotta è tra proletariato e borghesia, l'assenza del proletariato industriale è un pessimo segnale. Ovviamente quando si parla di operai assenti, li intendiamo in maniera organizzata, di massa.
Soggiogato dalle burocrazie sindacali il proletariato industriale è rimasto fuori da una grande giornata di lotta. E continuerà ad essere così se si continua a non considerare il discorso organizzativo.
Pensiamo che il primo passo urgente da fare sia la costruzione di un fronte unico di lotta, unitario e senza divisioni. Organizzare, percorrere l'arduo cammino insieme, di lotta e non elettorale per qualche poltrona di cui non ce ne frega niente.
Assediare per davvero, gestire la piazza in modo unitario resistere con le unghie e con i denti!
Tornando al corteo di ieri, la mancanza di protezione e la sottovalutazione di un nucleo difensivo ha portato allo sgombero di piazza Barberini in maniera veloce e cruenta. Nessuno ha arginato le cariche, perchè nessuno era in grado di farlo.
La polizia rideva beffarda.
La necessità di unire i soggetti in lotta è più urgente che mai!
Il processo organizzativo delle avanguardie, l'urgenza dell'attuale fase imperialista.

A freddo questo è quello che balza subito agli occhi.

ORGANIZZIAMO UN FRONTE UNICO DI LOTTA!
UNIAMO TUTTI GLI SFRUTTATI E GLI ESCLUSI NEL PARTITO RIVOLUZIONARIO,
PER UNA VERA SOLLEVAZIONE, PER VINCERE, PER LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA.

                                                                                                                  PCL-Frosinone

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